Capricci a tavola: che fare?
Il tuo bimbo mangia solo pochi alimenti e sempre gli stessi? Rifiuta l’assaggio di cibi nuovi? Potrebbe trattarsi di neofobia alimentare. Di cosa si tratta?
La neofobia alimentare, ossia la diffidenza di un individuo a provare cibi nuovi e diversi dal solito che non rientrano nella sua sfera culturale alimentare è un tratto di personalità con un ruolo adattivo; è stato importante nel corso dell’evoluzione, ha garantito la sopravvivenza funzionando come strategia di difesa contro sostanze potenzialmente dannose. Nel contesto attuale appare una risposta non razionale e addirittura controproducente in quanto limita la varietà della dieta. La neofobia è stata ampiamente indagata, soprattutto nei bambini in relazione alle loro preferenze alimentari evidenziando che la presenza di questo tratto riduce la varietà della dieta soprattutto di alimenti salutari quali frutta, verdura e pesce. Anche una percentuale della popolazione adulta rivela un atteggiamento neofobico. Nei soggetti neofobici il gradimento è molto più basso per cibi amari e astringenti come ad esempio radicchio, la cicoria, il caffè e il tè senza zucchero.
I dati presenti in letteratura indicano l’esistenza di una relazione tra alti livelli di neofobia e basso gradimento e consumo di frutta e verdura nei bambini. Alcuni studi mostrano come in giovani adulti i livelli di neofobia sono associati ad un basso gradimento dei cibi in generale e ad un ridotto consumo di vegetali.
La neofobia si instaura nei bambini in età prescolare; si tratta di un meccanismo innato: “non conosco questo cibo, ho paura che non mi piaccia e non lo mangio”. C’è riluttanza a provare e la tendenza ad evitare cibi nuovi, quindi il cibo nuovo non viene assaggiato. Le conseguenze sono la restrizione della varietà dei cibi della dieta e conseguenti carenze nutrizionali.
La letteratura scientifica ci dice che esposizioni ripetute nelle condizioni adeguate aumentano sia il gradimento che il consumo del cibo “sconosciuto” e diminuiscono la tendenza generale a rifiutare cibi nuovi. Come fare allora per favorire l’assaggio in modo da ripetere le esposizioni?
Come favorire l’assaggio in pratica
- Dare valore al pasto come momento conviviale di condivisione: parlare della giornata, non fissarsi sullo schermo di TV/smartphone, evitare di focalizzare l’attenzione su quanto il bambino mangia;
- può essere utile dare più informazioni possibili al bambino, di modo che ‘conosca’ l’alimento ancora prima di mangiarlo ed in modo che diventi familiare per lui;
- un’altra strategia vincente potrebbe essere mantenere gli alimenti che il bambino già mangia, e iniziare a modificare il colore, la consistenza e gli odori: è importante creare piccole variazioni per aumentare gradualmente la flessibilità e consentire l’accettazione di novità;
- è possibile proporre al bambino di assaggiare qualcosa di diverso dai suoi cibi abituali, chiedendogli “che cosa ne pensi?” Può essere controproducente dire “assaggia e se non ti piace non lo mangi”, perché il bambino potrebbe avvertirlo come un obbligo a mangiarlo tutto qualora gli piacesse e questo lo potrebbe scoraggiare e farlo desistere dal provare;
- lasciare la libertà di sperimentare ed esplorare con i sensi (tatto, olfatto, vista, udito). Solo così sarà possibile che si arrivi all’assaggio. Tutto senza obbligare, lasciando la massima libertà ed incoraggiando con gentilezza. È importante valorizzare anche il più piccolo sforzo con espressioni di approvazione ed incoraggiamento.
All’inizio può essere sufficiente che il bambino tolleri una piccola quantità dell’alimento nuovo nel suo piatto, spesso la sola presenza nel piatto può attivare rifiuto e resistenza; importante proporre sempre piccolissime quantità del cibo nuovo, della dimensione di una briciola, questo per non scoraggiare l’assaggio e inizialmente accontentarsi anche che questa briciola venga solo annusata o toccata.
È importante evitare minacce, ricatti e obbligare a mangiare: potrebbe diventare un gioco di potere; - Importante anche evitare distrazioni (esempio TV, videogiochi) poichè la mancanza di consapevolezza rispetto a quello che mangia contribuirebbe a minare la capacità di autoregolazione con un’alterazione dei segnali di fame e sazietà
- Evitare infine di soddisfare tutti i desideri, purché mangi/stia tranquillo/non pianga e un uso di metodi intimidatori: sono questi atteggiamenti a determinare maggiormente la neofobia/scarso interesse al cibo.Quando un bimbo tende a rifiutare nuovi alimenti i genitori pur di vederlo mangiare qualcosa o pur di farlo mangiare di più cambiano le pietanze in tavola o si mettono a cucinare altro che al bambino piaccia per certo. A breve termine si ottiene il risultato sperato: il bambino ha mangiato di più.A lungo termine il risultato è opposto: il bambino percepisce la preoccupazione e l’ansia del genitore, si sente pressato a mangiare e diventa sempre più rifiutante.Un’opportunità importante per lavorare su questa diffidenza è rappresentata dal pasto consumato nella mensa scolastica; ci sono vari motivi che rendono questo contesto favorevole. Prima di tutto la presenza di compagni coetanei e a volte leggermente più grandi, è un fattore che favorisce l’assaggio, poichè il gruppo è un facilitatore (gli studi hanno visto che come modello funzionano i coetanei e ancor più compagni un pò più grandi). Gli educatori non risultano coinvolti emotivamente e questo consente di evitare giochi di potere; infine l’assenza di alternative ed il giusto grado di fame favoriranno la maggiore possibilità di assaggio. Questo presuppone una colazione adeguata, uno spuntino caratterizzato da frutta (in modo da arrivare a pranzo con il giusto grado di fame) e la partecipazione al progetto della famiglia.Per concludere due domande importanti da farsi:
- Al momento di andare a tavola, il mio bambino ha veramente fame?
- Ha consumato qualche snack che gli ha tolto l’appetito? (anche alimenti in piccola quantità come caramelle, un biscotto possono far diminuire l’appetito)
È importante arrivare a tavola con il giusto grado di fame, poichè questa rappresenta un motore potente che che ci spinge a nutrirci.