Sebbene le diete a basso contenuto di carboidrati si associno a potenziali effetti negativi (per es. disidratazione, stipsi, cefalea, calcoli renali, aritmie cardiache, ipercolesterolemia, osteoporosi, alterata funzione cognitiva, deficit in micronutrienti, ecc.) (Denke, 2001) e, al contrario, la dieta mediterranea abbia dimostrato di avere importanti benefici per la salute e di ridurre la mortalità per le malattie cardiovascolari (Estruch et al., 2018), la loro popolarità è aumentata sempre di più negli ultimi anni e questo in buona parte è dovuto alla sindrome della falsa speranza (Polivy, 2001) che caratterizza le persone che si mettono a dieta.
La falsa speranza si basa sulla convinzione errata che il cambiamento è facilmente raggiungibile e che produrrà dei benefici esagerati. Per quanto riguarda la dieta, gli studi hanno osservato che le persone si comportano in modo paradossale: persistono in ripetuti tentativi di perdita di peso, con diete incongrue, nonostante i fallimenti precedenti. La ragione è che la perdita di peso iniziale fornisce un potente rinforzo positivo, perché si accompagna spesso a sensazioni di controllo e ottimismo anche se poi è seguita da un fallimento. Inoltre, le aspettative non realistiche relative alla facilità, alla velocità relative alla perdita di peso e ai presunti benefici che si potranno ottenere dal decremento ponderale tendono a sopraffare la consapevolezza dei precedenti fallimenti. Questi ultimi sono spesso la conseguenza dell’adozione di una dieta estrema e rigida, che non può ovviamente essere mantenuta a lungo termine.
La falsa speranza di chi segue le diete estreme a basso contenuto di carboidrati promosse dall’industria della dieta riflette il desiderio di credere che si può ottenere ciò che si desidera: le false speranze si sviluppano, infatti, perché le persone vogliono credere ad esse.
Le diete alla moda a basso contenuto di carboidrati promettono una facile e rapida perdita di peso e un maggiore senso di benessere. Al contrario, le linee guida delle varie società scientifiche raccomandano una lenta perdita di peso compresa tra 0,5 e 1 kg a settimana, un monitoraggio costante dell’alimentazione, dell’attività fisica e del peso, con l’adozione di un piano alimentare che limita la quantità della maggior parte dei nutrienti in modo bilanciato, ad eccezione di quelli a bassa densità energetica.
Raccomandano, inoltre, l’adozione di uno stile di vita salutare e attivo orientato al controllo del peso a lungo termine.
Uno studio (1), che ha confrontato una dieta mista di 800 kcal con una di 800 kcal ricca di grassi e povera di carboidrati, ha trovato che la perdita di peso dopo 10 giorni era di 4,6 kg con la dieta chetogenica e di 2,8 kg con la dieta mista.
Gli studi eseguiti hanno però documentato che la differenza nella perdita di peso osservata era dovuta interamente alla maggior perdita di acqua ottenuta dalla dieta chetogenica rispetto alla dieta mista.
L’effetto diuretico della dieta povera di carboidrati è limitato alla prima settimana di dieta. La perdita di peso successiva segue, infatti, le leggi del bilancio energetico e non della composizione della dieta (2).
Importante ricordare, come evidenziato in molti studi sulla perdita di peso a lungo termine, che più della metà del peso perso è recuperato entro due anni e l’80% entro cinque anni (Anderson, Konz, Frederich, & Wood, 2001).
In conclusione, l’evidenza attuale suggerisce che a parità di introito calorico non ci sono vantaggi nel ridurre la quota di carboidrati.
Bene, quindi, una chetogenica nel caso dell’epilessia farmaco-resistente, in previsione di interventi chirurgici indispensabili nel breve periodo, seguita sempre sotto stretto controllo medico, come dieta per dimagrire meglio una riflessione…
Sostituire la falsa speranza con una speranza realistica
Chi sta per intraprendere un programma di perdita di peso dovrebbe sempre cercare di fare una valutazione realistica della difficoltà prevista dal cambiamento delle abitudini alimentari e dei benefici che potrà raggiungere con la perdita di peso desiderata.
Per sostituire la falsa speranza con una speranza realistica, è importante valutare con attenzione la difficoltà di cambiamento dello stile di vita necessaria per raggiungere una duratura perdita di peso, stabilire obiettivi realistici, mantenere aspettative ragionevoli e sviluppare capacità di adattamento per affrontare i passi indietro che potrebbero presentarsi durante il percorso.
La reale speranza di cambiare richiede risorse, strategie ed un’attenta pianificazione degli obiettivi. Farsi aiutare da un professionista della nutrizione che ben conosca meccanismi e dinamiche di questo delicato percorso è essenziale in modo da avere un valido aiuto per centrare il proprio obiettivo.
(1) Yang, M. U., & Van Itallie, T. B. (1976). Composition of weight lost during short-term weight reduction. Metabolic responses of obese subjects to starvation and low-calorie ketogenic and nonketogenic diets. Journal of Clinical Investigation, 58(3), 722-730. doi:10.1172/jci108519
(2) Denke, M. A. (2001). Metabolic effects of high-protein, low-carbohydrate diets. Am J Cardiol, 88(1), 59-61. doi:10.1016/s0002-9149(01)01586-7
Un ringraziamento al Dott. Riccardo Dalle Grave
Unità di Riabilitazione Nutrizionale. Casa di Cura Villa Garda
Per il prezioso contributo