Molte persone lamentano gonfiore, dolore addominale, aria, diarrea che si alterna a stitichezza. Spesso si parla di Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS da Irritable Bowel Sindrome) o di Disordini Funzionali Gastrointestinali (FGID), per i quali un possibile approccio è la dieta FODMAP. Si tratta di un piano alimentare terapeutico proposto dai ricercatori della Monash University di Melbourne.
Il termine FODMAP è un acronimo che sta per Fermentable Oligo-, Di- and Mono- saccharides And Polyols, cioè mono- di- oligo- saccaridi e polioli fermentabili. Si tratta di un gruppo di carboidrati che comprende fruttosio, lattosio, fruttani, galattani e polioli come lo xylitolo, il sorbitolo e il mannitolo. Si tratta di sostanze scarsamente assorbite nell’intestino tenue,
in grado di richiamare acqua nel lume intestinale e rapidamente fermentate dai batteri intestinali, con produzione di gas.
La dieta FODMAP è un protocollo terapeutico complesso: è necessario eliminare tutti i cibi ricchi di queste sostanze per un periodo variabile, ma limitato. Questo dovrebbe portare ad una significativa riduzione dei sintomi. Prima di programmare una dieta di questo tipo è necessaria un’approfondita indagine alimentare al fine di capire quali possano essere i cibi il cui consumo potrebbe essere causa dei sintomi descritti. È importante comprendere che sono frequenza di consumo e quantità complessiva di FODMAP consumati a determinare i disturbi.
Va sottolineato che l’eliminazione dei cibi ricchi di FODMAP deve avvenire per un arco di tempo limitato: i vari protocolli proposti indicano periodi che vanno dalle due alle otto settimane. Al termine di questa fase, se si sono registrati miglioramenti e riduzione dei sintomi, si deve iniziare la fase di reintroduzione. I vari gruppi di alimenti vanno reinseriti registrando su un diario alimentare che andrà compilato l’eventuale ricomparsa di sintomi specifici.
Questo protocollo terapeutico si articola in tre fasi :
- una fase di eliminazione, durante la quale viene ridotto al minimo (è impossibile un’ eliminazione completa) il consumo di alimenti contenenti FODMAP, si è visto che il loro effetto è cumulativo e NON è dovuto a problemi di tipo immunitario o legati ad intolleranze. Questa fase permette di valutare se i sintomi che creano disagio regrediscono;
- una fase di reinserimento, durante la quale gli alimenti esclusi vengono reintrodotti in maniera graduale, seguendo particolari criteri, in modo da individuare quali siano le quantità e la frequenza di consumo che possono determinare i fastidi. Si tratta di una parte molto delicata ma necessaria per evitare esclusioni ingiustificate;
- la fase di mantenimento: a seconda dei risultati avuti nella fase precedente si lavorerà per avere una dieta varia e ricca, per quanto possibile, facendo sempre attenzione alle quantità e alla frequenza con cui certi alimenti individuati durante la reintroduzione, vengono consumati.
Si tratta di una dieta che non può essere improvvisata e deve essere seguita secondo le indicazioni di un professionista che abbia esperienza di questo tipo di regime alimentare, in modo da fornire al soggetto informazioni dettagliate sui cibi da evitare completamente, su quelli da consumare con attenzione e su quelli che è invece possibile consumare liberamente e che sappia gestire la fase di reintroduzione. È necessario infatti fare attenzione e non escludere determinati cibi senza che se ne abbia una reale necessità. Nello stesso tempo, visto che è il contenuto totale di FODMAP a creare problemi è bene pianificare con attenzione il consumo di certi alimenti e, lo scopo è di determinare quali cibi, in quali quantità e con quale frequenza di consumo, siano in grado di scatenare i sintomi. Un lavoro complesso che dà però ottimi risultati.
I soggetti che la seguono ottengono decisi miglioramenti e, dopo la fase di reintroduzione, spesso permette di alzare la soglia di tolleranza nei confronti dei cibi che inizialmente scatenavano i sintomi.
Lo scopo è individuare quali, tra le varie sostanze fermentabili, sono quelle responsabili della maggior parte dei sintomi.
L’obiettivo finale di questo percorso è di individuare i FODMAP responsabili dei fastidi riportati, individuando i cibi il cui consumo dovrà essere controllato, sia controllandone le porzioni, sia riducendone la frequenza. In questo modo si eviteranno esclusioni inutili e potenzialmente dannose, restrizioni non necessarie che portano a malnutrizione e arrecano un danno al microbiota intestinale. A tal proposito è importante ricordare che va evitato assolutamente il prolungamento della fase di eliminazione della dieta FODMAP oltre le 6-8 settimane. All’eliminazione va sempre fatto seguire il reinserimento: uno dei motivi che rendono necessaria questa fase è anche quello di garantire un buon apporto di fibre, soprattutto quelle ad azione prebiotica, importanti per il benessere del microbiota, fondamentale per la nostra salute, poichè svolge tre funzioni determinati:
- Il microbiota ha un ruolo metabolico: i residui non digeriti dei cibi che consumiamo vengono fermentati dai batteri presenti, con produzione di sostanze che sono essenziali per il nostro benessere, in particolare acidi grassi a catena corta come il butirrato, un nutriente prezioso per le cellule che costituiscono l’epitelio intestinale;
- Il microbiota ha un ruolo protettivo: formando una barriera che inibisce ingresso e sviluppo di microrganismi provenienti dall’ esterno
- Il microbiota è determinante per il nostro sistema immunitario.