Zucchero bianco, di canna o dolcificanti?
Nell’alimentazione quotidiana è importante porre attenzione all’utilizzo di zucchero e dolcificanti. Negli ultimi anni è stata fatta una forte campagna contro lo zucchero bianco accusato, in alcuni casi, di essere la prima causa della dilagante obesità, una condizione di peso corporeo eccessivo e un noto fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, per il diabete e per i tumori. La comunità scientifica concorda nell’affermare che un consumo eccessivo di zucchero sia legato ad un aumento del rischio di sviluppare obesità e delle malattie ad essa correlate. La Società Italiana di Nutrizione Umana ha dato un limite massimo di consumo compreso tra il 10 e il 15% delle calorie giornaliere. In questa quota sono comprese tutte le fonti di zucchero in quanto il rischio per la salute è legato in generale all’abuso di zuccheri e non solo al classico zucchero bianco da barbabietola. Un’alternativa salutare allo zucchero bianco è considerato lo zucchero di canna che all’occhio di una persona non esperta può apparire più salutare in virtù del suo colore scuro, segno di una minore raffinazione. Questo per l’idea diffusa che la raffinazione sia sinonimo di scarsa qualità nutrizionale; se questo può valere per alcuni prodotti come le farine che vengono sottoposte a raffinazione e perdono numerosi composti non vale nel caso dello zucchero, poiché la composizione chimica dello zucchero bianco e di quello di canna sono quasi identiche e di conseguenza è identico il loro effetto sull’organismo quando sono consumati. Quando consumiamo zucchero di canna il meccanismo di innalzamento della glicemia è lo stesso che vieni innescato quando assumiamo zucchero bianco. Considerando le quantità ammesse di consumo di zucchero l’idea che lo zucchero di canna abbia un contenuto maggiore di sali minerali risulta irrilevante poiché l’apporto è ininfluente alla fine della giornata. Pertanto è fondamentale diminuire il consumo di zucchero per migliorare la nostra salute e non ha molto senso cercare fonti alternative.
Per quanto riguarda i dolcificanti definiti anche edulcoranti sono classificati come “additivi alimentari” e possono essere utilizzati sia per dare un gusto dolce ai prodotti alimentari sia come edulcoranti da tavola. Tra i più utilizzati c’è l’aspartame che a causa di alcuni studi che ne mostrano la tossicità ad alte dosi su modelli animali ha suscitato numerosi dubbi. A tal proposito l’EFSA (European Food Safety Authority) sostiene che per superare la dose giornaliera ammissibile (DGA) pari a 40 mg/kg di peso corporeo bisognerebbe consumare 12 lattine di una bevanda dietetica che contenga aspartame ai massimi livelli di uso consentiti. L’uso di dolcificanti può generare effetti acuti, cioè a breve termine quindi riscontrabili dopo il suo consumo. Questi possono essere positivi, perché l’utilizzo di dolcificanti non innalza i livelli di glicemia. Il consumo regolare di dolcificanti ha anche un effetto negativo indiretto in quanto rappresenta un tentativo di ricreare il sapore dolce e non permette di abituarsi a sapori meno dolci. Questo è particolarmente importante per i bambini, poiché se si abitano già da piccoli a sapori molto dolci faranno più fatica ad allontanarsi da queste abitudini quando saranno in età adulta. Non ci sono forti motivi per sostenere che i dolcificanti non siano dei buoni sostituti dello zucchero se consumati occasionalmente. È comunque importante non dimenticare che l’approccio migliore per intraprendere una dieta sana dovrebbe prevedere una riduzione dell’utilizzo di tutti i prodotti per dolcificare sia zuccheri che dolcificanti per abituarsi gradualmente a sapori meno dolci.